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Ritorno al Crocefisso

Ritorno al Crocefisso

Su Japigia ci siamo spesso soffermati su questa bellissima area del Salento, sia con un documento pubblicato nel comune di Casarano che da una seppur minima idea del complesso monastico basiliano sia con alcuni documenti relativi allo studio delle grotte e pubblicati nel comune di Ruffano dove, in verità, ricade l'intero complesso.

Non visitavamo quest'area da un po' di tempo ed ormai l'articolo dedicato all'antica abbazia risaliva ad una visita compiuta ben oltre 10 anni fa; un piccolo aggiornamento, dunque, è d'obbligo in modo da testimoniare come, in questo decennio, le cose siano cambiate.

Contrariamente ad alcuni anni fa, abbiamo raggiunto il Crocefisso dall'abitato di Casarano partendo, precisamente, da Contrada S. Elia; la contrada era così chiamata per la presenza di una piccola chiesa -probabilmente coeva della chiesa di Santa Maria della Croce (o di Casaranello). Oggi la chiesina fa parte di un complesso edilizio privato e non è più visitabile; tuttavia l'importanza del luogo è segnata da un crocevia dove è possibile ancora vedere una cappelletta votiva dove il tempo da rimosso -da data immemore- l'affresco della figura religiosa cui era dedicata.

Questa strada -asfaltata da alcuni anni, prosegue nella campagna sino ad inerpicarsi sulla serra del Crocefisso dopo un percorso di poco meno di tre km e mezzo. Un piccolo percorso che può anche essere fatto a piedi, godendo della meravigliosa campagna alle porte di Casarano, fatta di ulivi centenari e muri a secco.

Un percorso antico che -probabilmente- ha accompagnato frotte di pellegrini che, da questo punto in fondo a Via Pendino, avevano la possibilità di scegliere tra le diverse chiese poste a poca distanza da qui: le già citate chiese di Casaranello e Sant'Elia, la chiesa della Madonna della Campana -raggiungibile seguendo la stradina a sinistra dell'icona votiva e -infine- la più lontana Grotta del Crocefisso.

Lasciata quindi contrada Sant'Elia, proseguiamo per circa 2 km e mezzo sino a giungere ad un crocevia; qui la nostra strada sale sulla collina per giungere -finalmente- alla Grotta mentre la la strada che abbiamo seguito si qui continua sino a Taurisano.

Ora il resto della strada è in salita, per raggiungere i 160 metri della collina dove sorge l'antico insediamento basiliano. La strada è stata completamente asfaltata, pur rimanendo stretta così com'era il vecchio tracciato in terra battuta di alcuni anni fa. Al termine, l'ingresso della Grotta del Crocefisso.

Ammodernamenti e restauri

L'area, di grande interesse culturale, meritava certamente delle sistemazioni, volte anche a tutelarla per il futuro dagli agenti atmosferici e -perché no- dai vandali.

L'ingresso è stato sistemato ricreando i muri a secco ove erano franati, sistemando delle aiuole ed i cespugli intorno al luogo. Alcune pietre dell'ingresso sono segnate con numeri romani posti apparentemente a casaccio: probabilmente erano parte di un'antica Via Crucis. Si leggono bene in ordine il 9 e l'otto e, qualche masso più giù un dieci.

Gli ambienti che ancora avevano un tetto sono stati chiusi da alcune porte in ferro ed il tetto è stato rifatto usando una copertura in pietra di Cursi; l'antico cenacolo dei monaci è stato coperto da una tettoia con travi di legno.

I muretti sono stati sistemati e la porta della grotta è chiusa; tuttavia una cartello ci rassicura: ogni domenica si tengono le funzioni religiose!

Poco più in alto, al limite della macchia che circonda ancora l'intero complesso, sono stati sistemati un leggio in pietra ed un grosso masso a mo' d'altare.

Ci sono ancora, nascosti dai cespugli, una grossa pietra piantata nel terreno come un menhir (ma in realtà recente: lo avevamo segnalato nel precedente documento) ed un antico pozzo probabilmente usato dagli antichi monaci basiliani.

Un luogo da salvaguardare

La Grotta del Crocefisso è un luogo della memoria; andrebbe tutelato dall'urbanizzazione selvaggia, dalle cave, dall'incuria dell'uomo. E' un posto unico giunto sino a noi tra mille vicissitudini ma ancora integro e vicino alla religione popolare.

Andrebbe riscoperto e tutelato come parte integrante di un antico percorso che di chiesa in chiesa, di icona in icona passava da qui per giungere a Leuca, la Finibus Terrae del Cattolicesimo.

Documento creato il 26/07/2009 (18:44)
Ultima modifica del 26/03/2011 (16:17)
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Japigia di Paola Beatrice Arcano, Casarano (Lecce)
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