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Le bellezze naturali del SalentoLungo la costa Jonica del Salento esistono realtà naturalistiche di pregio, meritevoli di attenzione sia per gli scorci suggestivi che conservano, sia per la tutela dell'ambiente naturale che rappresentano. Tra esse spicca, per importanza ambientale, la costa neretina compresa tra due torri costiere medioevali. Tra i resti della Torre dell'Uluzzo e la meglio conservata Torre dell'Alto, è possibile ammirare una delle coste più belle del Salento, un susseguirsi di calette, interessanti sia dal punto di vista naturale che dal punto di vista archeologico: stiamo parlando di Porto Selvaggio. Le colline che si susseguono lungo la costa, le rigogliose pinete che le ricoprono, gli anfratti rocciosi, le grotte, creano un suggestivo paesaggio che tiene fede al suo nome. Cemento? No, grazie!Porto Selvaggio è stato eletto parco regionale dopo una lunga vicenda che, negli anni 80, lo vedeva al centro di un progetto di lottizzazione che lo avrebbe portato a divenire un luogo ad alto sfruttamento turistico. Un'area tra le più preziose della Puglia, un luogo dove, nei millenni, si sono susseguiti insediamenti ancora da scoprire e studiare, sarebbe diventato un posto per il turismo di massa ed ogni traccia del passato persa per sempre. Fortunatamente, non è stato così. Oggi, con l'elezione a parco regionale e, quindi, ad area naturale protetta, possiamo sperare che vengano fatte le giuste azioni volte alla conservazione di questo bene naturale comune. Grotte ed anfrattiAbbiamo, poc'anzi, accennato alla possibilità che questi luoghi fossero abitati sin dalla notte dei tempi. Questa non è solo un'ipotesi ma, grazie a studi accurati effettuati in alcune grotte, è stato possibile giungere alla conclusione che antichi abitanti del Salento le avessero occupate: sono stati, infatti, rinvenuti reperti di grande importanza che testimoniano la centralità di questo luogo nel mediterraneo. Una grotta in particolare ha attirato l'attenzione degli studiosi. Grazie ad un progetto della locale Università Salentina, la "Grotta del Cavallo", sita su un'altura rocciosa a pochi passi dalla riva del mare, è stata sottoposta ad una serie di scavi che hanno permesso di risalire, attraverso la rimozione di strati successivi, all'età della pietra. Qui è stato possibile ritrovare, oltre ai soliti utensili di pietra levigata o scheggiata, reperti d'ossidiana che testimoniano gli scambi che gli antichi abitanti del luogo potevano avere con persone provenienti da luoghi piuttosto lontani dell'area mediterranea. L'ossidiana, infatti, è un materiale vetroso di origine vulcanica. Può avere diverse colorazioni che vanno dal marrone al nero e, comunque, ha la caratteristica di poter essere ridotto in schegge estremamente taglienti. Era un materiale prezioso per quel tempo ed il Salento, in quanto terra non di origine vulcanica, ne era completamente sprovvisto. Qualcuno, quindi, in quei tempo lontani, deve averlo portato qui, probabilmente dalla Sicilia o dalla Sardegna, isole che, al contrario, ne possiedono in quantità. Sulle vie dell'ossidianaNon è facile ipotizzare in che modo i reperti di ossidiana possano essere giunti nelle grotte di Porto Servaggio. È, comunque, molto probabile che provengano dalla Sicilia, attraverso lo Stretto e, quindi, via terra da Calabria e Basilicata. Anche se non eccessivamente importante per ricostruire la storia antica di questi luoghi, questo particolare testimonia la fitta rete di traffici che, già alcuni millenni prima dell'evoluta civiltà greca o messapica, interessava questi luoghi. È anche probabile che molti dei reperti che questa antica terra conservava siano andati persi nel corso dei millenni ed oggi l'unico modo per risalire ad essi è scavare nell'oscurità delle grotte. Documento creato il 08/03/2004 (12:49)Ultima modifica del 29/05/2012 (08:41) Area di StampaFortune Cookie...L`allegria è di ogni male il rimedio universale. |
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