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Entrando nel centro di Lecce da Porta Rudiae, è possibile notare, nell'antistante piazzetta, una colonna di marmo: si tratta del monumento che, in epoca Fascista, Roma dedicò ad uno dei più grandi padri della sua letteratura: Quinto Ennio.

Colonna di Quinto Ennio

La Colonna di Quinto Ennio

Lecce la Colonna di Quinto Ennio

Nella piazzetta antistante l'ingresso al centro storico di Lecce, segnato da Porta Rudiae, è possibile vedere, quasi dimenticata nel lato orientale della piazzetta, una colonna di marmo, divenuta -sovente- panchina delle tante persone che frequentano la piazzetta.

La colonna, donata dalla città di Roma a Lecce nel 1936, celebra la figura di Quinto Ennio, poeta latino nato nel 239 a. C. a Rudiae, città messapica ormai scomparsa che sorgeva poco lontana da Lecce.

La sua ubicazione in questa piazzetta non è casuale perché insiste proprio lungo l'arteria che collegava l'antica città messapica di Rudiae ad un sobborgo che poi sarebbe diventato Lupiae ed, infine, Lecce. Ulteriore testimonianza data dalla vicina porta urbana nota come "Porta Rudiae" nelle cui sculture è condensata la storia delle origini di Lecce per la presenza dei suoi leggendari fondatori.

Quinto Ennio, che vantava di discendere proprio da Messapo, mitico condottiero Japigio, ebbe una educazione greca che lo rese famoso a Roma. Nella Città Eterna giunse per volere del censore romano Catone il Vecchio, conosciuto in Sardegna dove era approdato per combattere come centurione durante la seconda guerra punica.

Nella capitale fu particolarmente apprezzato per la sua vasta cultura e per la sua sapienza; condusse sempre una vita morigerata, insegnando greco e dimorando sul colle dell'Aventino. Il grande onore tributatogli fu il presupposto per il conferimento della cittadinanza romana nel 184 a.C, al tempo un traguardo particolarmente ambito per coloro che appartenevano ai popoli che Roma aveva conquistato. Nel 189 fu al seguito di Fulvio Nobiliore nella spedizione d'Etolia. Tra i suoi scritti più famosi vanno ricordati gli "Annali", le "Satire", alcune tragedie tra cui il "Thyestes".

Delle opere di Quinto Ennio, purtroppo resta poco: esse andarono perdute nel corso dei secoli. Tuttavia è fondamentale sottolineare che la cultura di Ennio fu talmente importante da divenire uno dei pilastri nella letteratura latina che, proprio con lui e le sue opere, si andava formando.

Roma stava diventando grande e, contemporaneamente, si accorgeva che mancava di basi letterarie per cantare le lodi delle sue origini. Fu, quindi, proprio a questo punto che giunse in soccorso la grecità dei Messapi salentini che, grazie alla penna di Quinto Ennio donarono le basi della letteratura ai conquistatori Latini.

Giusto per fare un esempio, sembra che sia nata dalla fantasia di Quinto Ennio la leggenda dei due gemelli, Romolo e Remo, che la tradizione vuole alla base della fondazione di Roma. E lo stesso Ennio si vantava di conoscere alla perfezione tre lingue: l'Osco (l'antica lingua parlata nell'Italia Meridionale dalle popolazioni autoctone), il Greco, appreso dai continui contatti che i Messapi avevano con le colonie Magno Greche ed il Latino, divenuto lingua ufficiale del Salento dopo la conquista romana, compiutasi intorno al 265 a.C.

Quinto Ennio morì a Roma nel 169 a.C. all'età di 71 anni.

Documento creato il 29/05/2012 (17:48)
Ultima modifica del 29/05/2012 (19:02)
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